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Il Festival Verdi di Parma: da una profonda passione può nascere una tradizione?

“Perchè un avvenimento abbia grandezza debbono concorrere due fattori: il grande animo di coloro che lo compiono e il grande animo di coloro che lo vivono.”

Quando nel 1875 il filosofo Friedrich Nietzsche esordiva con queste parole nella sua ultima delle “Considerazioni Inattuali”, dedicata a Richard Wagner, a Bayreuth mancava ancora un anno all’apertura del teatro edificato su una collina della piccola città della Franconia. A Bayreuth Wagner stava realizzando il sogno di poter avere un teatro appositamente dedicato alla rappresentazione delle proprie opere musicali. Caso straordinario, il binomio fra Wagner e Bayreuth, perchè la storia della città è diventata dal 1876, anno d’inaugurazione del primo festival con la prima rappresentazione assoluta del ciclo dell’Anello del Nibelungo, “storia wagneriana, storia del festival.”

Il Festival di Bayreuth, più volte sollevato come modello imprescindibile per la crescita e lo sviluppo del Festival Verdi, sembrerebbe in realtà un modello lontano dal Festival di Parma proprio per la difficoltà di trovare una reciproca relazione tra la storia della città e il compositore Giuseppe Verdi. Originario di un comune distante oltre quaranta chilometri, Verdi non ha mai riconosciuto nel capoluogo emiliano la sua città di origine, soggiornando per lunghi periodi della sua vita a Milano, Genova, Parigi, ma nonostante ciò i parmigiani hanno sempre espresso un legame fondamentale tra l’ identità socio/culturale della città e la musica verdiana.

Teatranti ormai nell’anima, storicamente abituati a questa consuetudine, i parmigiani mettono in scena Verdi rinnovandolo ogni volta specie agli occhi del mondo per affermare che questa città esiste. Verdi è uno spettacolo che va in scena dal 1913 con l’avvento del primo Festival e il pubblico di Parma sa meglio dei musicisti e dei cantanti come deve essere rappresentato e non solo cantato.

Il Festival è l’esempio di come questa accesa passione abbia saputo concretizzarsi diventando una vera e propria tradizione che recentemente ha anche saputo rinnovarsi divenendo un fenomeno artistico e musicale al pari dei grandi Festival lirici mondiali come quello di Bayreuth o di Salisburgo dedicati a Wagner e a Mozarth, o di quelli più vicini a noi dedicati a Rossini e a Puccini.

Ogni anno nel mese di ottobre il Festival Verdi dedica ad un pubblico di appassionati e di curiosi dagli adulti ai bambini spettacoli di lirica, danza, concerti, tutti sulle note delle grandi composizioni verdiane.

Partecipare a questo “evento” non significa soltanto essere intenditori di musica verdiana ma voler sperimentare l’intero territorio entrando nei suoi meandri più nascosti utilizzando tutti i sensi di cui siamo dotati, la vista il tatto il gusto l’olfatto e chiaramente l’udito!

Gli spettacoli del Festival infatti, non vengono rappresentati solo nel luogo culto per eccellenza della musica lirica il Teatro Regio, ma in diversi spazi cittadini e della provincia. Dallo storico e barocco Teatro Farnese costruito nel 1618 al prezioso Teatro Verdi di Busseto dedicato al maestro, ma anche in luoghi inconsueti come castelli medievali e saloni musicali, antiche carceri e auditorium contemporanei.

E non solo, l’esempio più significativo della voglia di fare vivere il Festival e la passione per la musica a Parma è rappresentato da tutto quel pullulare di organizzazioni, club, società, cooperative, talora originali, in certe circostanze nostalgiche verso un grande passato che aprono le loro porte al Festival e ai turisti.

Parma Lirica, il Club dei 27, la Corale Verdi sono solo tre delle caratteristiche comunità all’interno della cittadinanza formate da appassionati e cultori della musica verdiana che partecipano attivamente alla stagione lirica del teatro e al Festival come spettatori e critici dell’opera, riservando i loro caratteristici luoghi di ritrovo a serate conviviali in compagnia degli artisti, oppure destinandoli alla preparazione musicale del coro. Pensate che il famoso club dei 27 è formato da 27 persone appassionate di musica verdiana nel quale ogni socio rappresenta un opera del maestro, titolo che mantiene fino a quando non uscirà dall’Associazione. Ma la cosa più bella è che tra gli scopi prioritari del sodalizio di questi club, vi è quello di contribuire alla diffusione della conoscenza e dell’amore verso le composizioni di Verdi, principalmente tra le giovani generazioni con diverse attività rivolte in special modo alle scuole.

Alla domanda iniziale in cui mi chiedevo se da una profonda passione può nascere una tradizione?

Rispondo si eccome e il Festival Verdi ne è un esempio tangibile!

Festival che nasce come passione per trasformarsi in una tradizione culturale e territoriale ripetuta negli anni; Festival come scoperta di opere liriche intense e ricercate di grandi regie e di innovative scenografie; Festival di eventi sperimentali e divertenti per grandi e piccini.

Festival come sinonimo di scoperta di luoghi d’arte e di passeggiate culturali e Festival come rivelazione per tutti i gusti, per mezzo del quale per chi preferisse un momento conviviale ad una serata a teatro potrà indubbiamente inebriarsi tra osterie e locali tipici parmigiani dove l’ospitalità non si farà desiderare accompagnando alla cucina tradizionale e al buon vino locale il suon di cori con arie verdiane.

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